Assedio di Rocca Spezzata

Da Fuoco Nero.

Estratto delle Cronache di Maestro Robert sull’assedio di Rocca Spezzata

Il tempo era grigio, freddo, come presagio di quel che, di lì a poco, sarebbe avvenuto. Erano già passati un paio di giorni da quando i due esploratori avevano lasciato Tumbler's fall, per dirigersi verso Rocca Spezzata, quando si accorsero che, in lontananza, una grossa armata con vessilli dorati li precedeva. Affrettarono i cavalli, nel timore che si stessero dirigendo nella loro stessa meta; bisognava avvisare tutti per tempo. Proseguirono costeggiando le colline, per rimanere nascosti agli occhi del nemico, galoppando senza sosta fino a destinazione.
A Rocca Spezzata il sole stava per tramontare, gli esploratori erano distrutti dalla stanchezza, ma l’armata ribelle era a poco meno di due giorni di distanza. All’alba del giorno seguente i preparativi per fronteggiare un eventuale attacco ferverono, eppure il vantaggio stimato era minore del previsto: all’imbrunire, dalle colline intorno alla Rocca, iniziarono a spuntare vessilli Dorati e con se portavano venti di guerra. Troppo presto! Il poco tempo avuto non era stato sufficiente nemmeno ad armare altri soldati: 86 uomini erano tutti quelli dei quali si poteva disporre: 59 soldati dalla rocca, 20 soldati dalla scorta di Sir Baratheon e i restanti profughi da Rebirth's Town, contro i 300 soldati professionisti della Compagnia Dorata, guidati dal comandante Costayne.
La notizia, così come il panico, si diffuse rapidamente, dalle campagne una moltitudine cercò rifugio nella Fortezza. Donne e bambini ebbero la precedenza ed entrarono per primi nella rocca, gli uomini, invece, vennero tenuti fuori ed armati alla meno peggio, con mazze e forconi.
I 300 soldati ribelli bloccarono tutte le uscite e montarono l’assedio.
All’alba di ogni giorno il comandante Costayne chiese la resa, promettendo che non sarebbe stato torto un capello a donne, vecchi e bambini, a patto che collaborassero.
Dopo circa sei giorni, i 300 mercenari partiti da Tumbler's Fall vennero raggiunti da altri 600, con la promessa che ne sarebbero arrivati molti altri. L’esercito nemico martellò costantemente la rocca con l’artiglieria, mettendo a dura prova il morale dei soldati e di tutta la popolazione. I feriti vennero curati nel campo di emergenza, che lavorava incessantemente giorno e notte, l’odore di bruciato e le urla dei soldati riecheggiavano per tutta la valle, togliendo il sonno agli abitanti di Rocca Spezzata.
Molti valorosi combattenti rimasero uccisi o feriti, in quei giorni terribili: Lady Elenei Wave riportò una ferita all’addome dall’esplosione di una giara incendiaria e con lei Bryce, al braccio; il 17esimo giorno una pioggia di frecce incendiarie si aggiunse all’artiglieria: “non costringeteci ad usare la forza” sembravano dire. Una delle frecce colpì in pieno il ginocchio sinistro di Waltyr Mallister che fu portato d’urgenza all’interno della Rocca, sotto le cure di Ser Markus. Ancora una volta, il comandante Costayne pose le sue condizioni, ancora una volta queste vennero respinte.
Tra il 20esimo e il 21esimo giorno, la notte si illuminò di un verde intenso. “Eravate stati avvertiti.. poi non dite che siamo noi i cattivi!” gridò uno degli ufficiali, poco prima che la prima ampolla d’altofuoco si infrangesse sulle mura di legno. In un attimo la luce delle fiamme verdi dell’altofuoco brillò nel buio della notte, tra le grida dei soldati e della popolazione atterrita dalla paura. Distrutti i cancelli, l’orda nemica invase la cittadina, calpestando ed uccidendo qualsiasi ostacolo si trovasse davanti a loro. Gli uomini di Rocca Spezzata batterono in ritirata all’interno della Rocca, mentre Sir Baratheon e Lord Wesc mantennero la posizione, assieme ad un gruppo di uomini di ferro e ad un piccolo drappello di armati, principalmente la scorta del Sir, per essere gli ultimi ad entrare e dare tempo a tutti di potersi portare in salvo. Nonostante le numerose ferite riportate, Sir Baratheon e gli altri si batterono furiosamente, non cedendo di un passo. Rimasti soli, Resail e Lambert Baratheon si trovarono a pochi metri dalle porte della Rocca, le urla di Lady Naerys che gridava di attendere a chiudere le porte sovrastarono di tanto in tanto il fragore delle spade. Lo scintillio di una lama nemica colpì lo sguardo di Lord Wesc, il ferro diretto al suo collo, era la fine...ma Sir Baratheon si interpose con il suo corpo all’ultimo istante, smorzando il colpo e restando gravemente ferito alla spalla sinistra, completamente trafitta, lasciando al volto del Wesc soltanto una lieve ferita. Stremato e ferito in più punti, Resail Wesc riuscì, in qualche modo, a trascinare con sé il corpo esanime di Lambert all’interno della Rocca, sfruttando le frecce alleate che lo aiutarono nella ritirata, uccidendo gli aggressori più vicini.
Le porte così poterono essere chiuse, ma all’esterno il nemico circondava ancora la struttura. Ora erano tutti chiusi in trappola, come topi.
I cerusici lavorarono incessantemente e con pochi mezzi a disposizione per salvare la vita ai combattenti. Nessuna delle ferite riportate dagli ultimi entrati pareva esser letale, ma il dolore e le grida pervasero quelle stanze. “Le scorte di cibo non possono bastare per tutti, la Rocca non è pronta a sopportare un assedio.” Il morale degli uomini era sottoterra, alcune voci cominciarono a serpeggiare tra i superstiti “consegnarsi sarebbe la cosa migliore”, “se gli daremo gli ostaggi giusti ci lasceranno andare”; la paura rese gli uomini folli e vigliacchi.
Dopo quattro giorni chiusi nella rocca, l’idea di arrendersi diventò sempre più una certezza per molti: “le porte non reggeranno ancora per molto e i viveri scarseggiano.”
Il comandante Costayne sberleffò ulteriormente gli occupanti della Rocca, col suo solito fare irriverente, proponendo, ancora una volta, ma per l’ultima volta, le sue condizioni.
Quand’ecco che, all’alba del quinto giorno, un suono di corno ridestò gli animi e le speranze: da Ovest, uno scintillio di armature nere si confuse con i primi raggi del sole. Trombe e corni echeggiarono, vessilli rossi con un grande albero bianco e corvi neri spiccarono dalle colline. Sir Roger Blackwood guidò la cavalleria di Raventree Hall al galoppo giù per la collina. Come un fiume in piena, i soldati Blackwood entrarono all’interno di Rocca Spezzata: acque nere che sommersero le truppe dorate, l’impeto fu folgorante! Spade e lance si abbatterono sulle truppe Blackfyre, in poco tempo il Comandante di Raventree Hall ebbe la meglio sulle truppe nemiche. Non restò altro che fuoco, sangue e gracchiare di corvi che banchettarono sui cadaveri dei soldati morti. Pochi furono i superstiti che, catturati, vennero fatti prigionieri e portati via dalle armate Blackwood. Forse la morte sarebbe stata meno crudele. Tra di loro non vi era traccia del comandante Costayne. Lord Hornwood, assieme a Lord Cox, con un piccolo drappello di uomini, affiancarono Sir Roger. Al tramonto del quinto giorno dal loro arrivo, dopo diciannove giorni d’assedio, Rocca Spezzata era libera.

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